Consorzi ASI: accorparli o superarli?

Un incontro a cui tenevamo e teniamo molto, perchè fatto di dialogo tra istituzioni, imprenditori e sindacati, nell’ottica dello sviluppo, dell’attrattività e della sostenibilità delle zone industriali, che insistono sul territorio dei comuni ma che vengono percepite come corpi estranei ed aree a se stanti.

Di seguito, riporto il testo del mio intervento di apertura ed introduzione dei lavori.

Buona lettura:

“in questi giorni, principalmente sugli organi di stampa, si è dibattuto sul tema dei consorzi ASI e della loro riforma. Per questo abbiamo voluto fortemente questo incontro, che vuole rappresentare uno scambio di idee e di opinioni sullo stato dell’arte: e colgo l’occasione per ringraziare tutti voi, relatori ed intervenuti, per la vostra partecipazione.

Questo convegno, per ciò che ci riguarda, si inserisce nel più ampio dibattito sul tema del lavoro e dei lavoratori – di tutti i lavoratori: dalle partite Iva agli operai, dai professionisti ai precari -, sui luoghi in cui il lavoro si crea, si trasforma, si svolge.

Un tema, dunque, che necessariamente interessa l’intera società e non solo la relativamente piccola parte dei cittadini coinvolti a vario titolo nell’operare delle aree di sviluppo industriale della nostra Regione e in particolare di Lecce.

Siamo e intendiamo essere una forza che tiene insieme il lavoro in tutte le sue declinazioni, autonomo e dipendente, degli operai e degli imprenditori, perché la crescita degli uni deve implicare la conseguente crescita degli altri, nell’ottica dello sviluppo e della redistribuzione, perché il lavoro eticamente declinato genera ricchezza. E il lavoro, se ci pensate, è uno strumento di redistribuzione del reddito, se non si redistribuisce ricchezza con il lavoro, non si fa altro che sposare misure assistenziali, in alcuni casi necessarie, ma non consone alle nuove economie che ci giungono all’attenzione.

In quest’ottica abbiamo voluto quest’incontro, non pubblico perché ancora non possiamo permettercelo, non siamo ancora usciti dalle attenzioni che la pandemia ci impone, ma una tavola rotonda, in cui le parti ragionano insieme.

Pensando a Lecce ed ai comuni limitrofi spesso non si pensa alla nostra zona industriale, eppure le abitazioni hanno ormai congiunto spazi che parevano distanti, e quando venne creato il Consorzio ASI i luoghi della città, quello residenziale e quello industriale erano distanti e separati, oggi non è più così.

Come sappiamo, è in corso una fase di consultazione con le forze sociali ed istituzionali per discutere un DDL della Giunta Regionale di riforma della Legge Regionale n.2/2007 relativa al funzionamento dei Consorzi ASI (aree sviluppo industriale), la cui origine è più risalente.

Da quanto è dato sapere, tale DDL prevederebbe, tra le altre disposizioni, la costituzione di due soli Consorzi -quello di Bari da un lato- e un altro frutto dell’accorpamento dei consorzi di Foggia, Lecce, Brindisi, Taranto; una proposta che raccontata così pare di difficile comprensione per l’impianto centralistico che la ispira, lesiva della autonomia dei Comuni e forse inadeguata a fronteggiare le sfide di politiche industriali innovative.

Lo voglio dire con chiarezza: se fosse approvata una riforma in questo senso, sarebbe un colpo alla città, alle sue potenzialità industriali e infrastrutturali e un depotenziamento delle sue capacità di governo dei processi produttivi.

Badate, non siamo qui a difendere interessi di campanile! Credo al contrario che il tempo che viviamo ci pone davanti a delle sfide nuove: se nel passato potevano avere senso politiche localistiche, adesso è necessario parlare al mondo, far conoscere la vocazione produttiva della nostra terra e connetterla con i grandi mercati internazionali.

Certo è, credo, che questo tempo che viviamo ci pone delle sfide nuove, diverse dal passato, che hanno ormai digerito e che devono superare gli interessi di campanile, per parlare al mondo di una terra produttiva, che non spreca il proprio tempo in politiche secessionistiche, che preferiscono competere tra capoluoghi della stessa regione piuttosto che tra territori regionali con il resto del mondo.

Ciò che emerge, inoltre, alla luce del quadro descritto, secondo noi, è che non è più rinviabile l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale, di una nuova legge che abroghi e superi la 2/2007 e con essa deliberi il superamento o la modifica -in meglio- dei Consorzi ASI. Superarli si può. Modificarli anche.

 

Da consigliere comunale, immagino che si possano trasferire poteri, competenze e funzioni ai Comuni nell’ambito delle zone industriali, con le relative risorse vincolate.

Sarebbe un Decentramento e una valorizzazione delle Autonomie Locali poggiati, coerentemente, sull’adozione di un modello che si incardini sulla funzione dei Comuni, conferendo nuove responsabilità agli Assessorati alle Attività Produttive, trasferendo ad essi compiti e funzioni prima assegnate ai consorzi; e i cui apparati vanno adeguatamente rafforzati dal trasferimento ai Comuni del personale dipendente prima collocato nei consorzi -risorse umane ed economiche.

Capire quale mission, quali risorse, quali funzioni e con che risultati vengono svolti deve essere un compito primario di conoscenza. Si dice tanto di un grande costo dei consorzi sui bilanci regionali, sui costi ai comuni, sugli emolumenti ai consigli di amministrazione ed ai presidente. Peraltro, ricordo che, appena insediati, trovammo un debito nei confronti del Consorzio ASI di circa 400.000 euro, che stiamo onorando ma che, proprio in tale circostanza, mi ha fatto porre delle domande.

\Ecco comprendere se sono risorse ben impiegate, a cosa servono, quali servizi offrono, con quali standards qualitativi è un compito ed una riflessione a cui non possiamo sottrarci.

Probabilmente è in questo quadro che la riqualificazione e riconversione ecologica  delle aree industriali (A.P.E.A.) può  evitare il rischio di disattendere le vincolanti direttive del Governo nazionale (D.L 6 luglio 2012 n.95) relative al contenimento della spesa e al migliore svolgimento delle funzioni amministrative ma anche non sottraendosi a fare in modo che tali aree di insediamento industriale siano ecologicamente sostenibili dalle comunità su cui incidono.

Ma vi è ancora di più.

Da un lato ci sono gli imprenditori che richiedono funzioni di responsabilità con le quali relazionarsi per affrontare il tema della sicurezza, dei servizi ad esempio ma dall’altro oggi ci sono i cittadini ed i comuni, che non possono e -secondo noi non dovrebbero- più abdicare alla loro competenza su quei territori, anche perché ne sostengono sebbene in parte ma non in misura trascurabile i costi.

Questo vale anche e di più in tema di programmazione territoriale.

A Lecce si sta redigendo il PUG, che vedrà la nostra città impegnata a programmare la Lecce del futuro, che è Lecce città d’arte, “Lecce è il suo mare”, “Lecce Turistica”, Lecce artigiana ma anche Lecce produttiva, fatta della sua piccola filiera industriale, della piccola e media impresa, che si misura sulla zona industriale, una parte importante della nostra città.

Occorre rilanciare o superare i consorzi ASI dal punto di vista dell’attrattività, degli investimenti, della sostenibilità ambientale con al fianco, magari, Amministrazioni Locali lungimiranti ed efficienti e dalle stesse imprese (che andrebbero coinvolte direttamente in una politica di servizi comuni e condivisi) senza intermediazioni di Enti di secondo grado.

Ecco: è con l’idea di confrontarci e di ascoltarci, ognuno con il suo punto di vista, che abbiamo pensato a questo primo incontro, a questa tavola rotonda, con una platea così qualificata. Con questo spirito auguro a tutti ed a ciascuno di noi, un buon lavoro”.

Lecce, 11.06.2021

Convitto Palmieri -intervento di apertura dei lavori dell’incontro sul tema

Consorzi ASI: accorparli o superarli?