Eolico offshore sulla costa leccese

Nell’odierna commissione urbanistica del Comune di Lecce, in ordine al tema dell’eolico offshore, abbiamo ribadito il nostro pieno affidamento nelle energie rinnovabili, che in linea di principio, necessitano di essere sostenute, scongiurando il maggiore utilizzo di combustibili fossili o addirittura, come si ascolta in questi giorni, di un possibile avvio della produzione nucleare nel nostro paese.

La domanda, quindi, non è se sostenere le fonti rinnovabili o meno, bensì sul come si procede all’accaparramento di questo di tipo di energia.

Fatta questa debita premessa, però, abbiamo palesato la necessità di una visione strategica di livello regionale, che tenga in debito conto, per esempio, che la Puglia è la prima regione in Italia per produzione di energia da fonti rinnovabili. Orbene, non pare secondario chiedere al governo quale sia la “nostra quota”, se vi è un piano nazionale di produzione energetica.

In secondo luogo, tanto siamo vicini alle fonti rinnovabili, che abbiamo chiesto di conoscere, visto che ci consta essere all’analisi del Consiglio dei Ministri da almeno cinque anni, l’esito del progetto di eolico offshore, difronte a Cerano,, ad esempio, che pure sappiamo essere in possesso delle autorizzazioni richieste.

E ancora, ci chiediamo a cosa porti un discorso che vuole vietare le pale eoliche da Otranto a Leuca, vuol forse significare che la restante parte della costa verrà relegata ad un tratto di ”serie B”?

Ma vi è di più. Perché, nella comunicazione ufficiale, si dice che le pale eoliche verranno posizionate a 10 km dalla costa e non entro le sei miglia, che è una distanza in cui anche i piccoli natanti possono navigare?

Ora è evidente -e vale sempre- quando ci si approccia ad una tematica non bisogna avere pregiudizi, ma avrei piacere di sapere se qualcuno si è chiesto, oltre alle opere in mare, poste tra noi e i monti dell’Albania, per intenderci, cosa comporteranno le opere a terra, quante vasche e quante cabine di scambio, le cui dimensioni non appaiono affatto trascurabili verranno posizionate sul litorale o nell’entroterra.

Il nostro territorio, cresciuto tra l’ILVA e Cerano, primo produttore di energia rinnovabile in Italia assieme al resto della regione, non ha già dato quanto poteva?

Se si risponde negativamente, perché il progetto di offshore a Brindisi è fermo da cinque anni.

Perché non abbiamo studi sulla fauna?

E ancora, i costi di produzione, liquidati in oltre 200 euro per GW rispetto ai sessanta del resto, sono sostenibili? E verranno posti a carico del consumatore finale?

Abbiamo il dovere di raggiungere l’autonomia energetica e dobbiamo farlo inquinando il meno possibile ma anche deturpando il meno possibile, per fare questo occorre ascoltare certamente i sindaci ma anche avere una visione strategica regionale, che consenta di esprimere posizioni di merito autorevoli e sostenibili sui tavoli con le imprese e con il governo.

Che le pale eoliche si vedano dal centro storico importa fino a un certo punto, in quanto sarebbe opportuno capire se possiamo sostenere tutto quanto detto.

Visto che “all’aumentare delle antropizzazioni aumentano i fenomeno pregiudizievoli sulla costa”, questo vale anche per i manufatti invasivi relativi alle energie? Oppure le vasche e gli scambiatori /cabine di grandi dimensioni) contrastano l’erosione costiera?

Noi crediamo che sviluppo e sostenibilità debbano viaggiare insieme, senza pregiudizi, ma con conoscenza, competenza e visione strategia.